Le donne parlano
troppo
Ma di cosa parleremo troppo?
Di donne, di uomini, di relazioni, di questioni di genere, di sessualità, di femminismo, sex work, di patriarcato e di tutto quello che ci va, magari anche di unicorni. Si tratta di argomenti di cui si è parlato molto negli ultimi anni. Nella scia di movimenti come il #MeToo, il dibattito si è intensificato e forse oggi c’è chi pensa che si sia detto tutto quello che si doveva dire. Ma come gli unicorni, una volta rari animali magici che popolavano foreste remote e ora riempiono gli scaffali dell’H&M, quello dei diritti e dell’uguaglianza è un discorso che per quanto sia diventato più comune e si sia in parte normalizzato, non si è assolutamente esaurito e si è ancora lontani dall'aver risolto, o anche solo affrontato, tutti i problemi.
Siete stufe/i di parlare dell’apparentemente irriducibile polarizzazione tra uomo e donna? Vi dimostreremo che ci sono approcci diversi, i lati del prisma sono tanti e non li abbiamo ancora visti tutti. Siete stufe/i di parlare di privilegi, di diritti, di pregiudizi inconsci? È comprensibile, perché la discussione costringe a rimettersi in discussione. Siete stufe/i di parlare di diversità di genere, razzismo ed emarginazione? Possibile, ma mettetevi nei panni degli oppressi. Se veramente vogliamo un mondo migliore, è solo tematizzando i problemi della nostra società che potremo cambiarne le narrative tossiche.
C’è un’ultima cosa essenziale: sapere è potere. E potere è libertà. Perciò, se pensate che sapere come è fatta una clitoride o cosa sono i pregiudizi inconsci non siano cose importati, ripensateci.